Quando la speranza di procreare passa dall’Italia

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In Svizzera ogni anno almeno 1500 coppie vanno all’estero per avere un figlio tramite la tecnica di fecondazione eterologa, una pratica vietata nella Confederazione. Nasce così un turismo della procreazione assistita verso quei paesi dove la donazione di ovociti è permessa.

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Infertilità nell’uomo

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Con il termine infertilità maschile si definisce, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’incapacità a ottenere gravidanza di una donna fertile dopo almeno dodici mesi di attività sessuale regolare e non protetta da alcun metodo anticoncezionale.

La fertilità di una coppia dipende potenziale dalla efficienza degli organi riproduttivi di entrambi i componenti della coppia. La diagnosi di infertilità maschile deve pertanto tener conto delle condizioni di fecondità della donna

Incidenza

La popolazione maschile infertile comprende in maggioranza soggetti, definiti subfertili, con una ridotta capacità di fecondare, ma per i quali non è possibile escludere l’eventualità di un concepimento naturale. Un secondo gruppo di soggetti infertili, meno numeroso, comprende i pazienti affetti da gravi alterazioni della funzione riproduttiva, quali l’assenza completa di spermatozoi (azoospermia), che impediscono il concepimento naturale.

La specie umana non è particolarmente fertile, confrontata con altre specie animali: è stato calcolato che solo il 20% delle coppie con regolare attività sessuale (2-3 rapporti non protetti per settimana) raggiunge il concepimento entro il primo mese di tentativi, mentre il restante 80% delle coppie abbia gravidanza in un periodo compreso fra due e dodici mesi.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che, nei paesi industrializzati, il 15-20% delle coppie sia affetto da problemi di infertilità. Secondo i dati riportati dal Registro Italiano della Procreazione Medicalmente Assistita, una causa esclusivamente maschile è presente nel 30% delle coppie che non procreano, mentre in un ulteriore 20% dei casi l’infertilità è legata alla concomitante presenza di fattore maschile e femminile. Vista la prevalenza di almeno il 50% di una causa relativa al maschio nella infertilità di coppia, sarebbe logico aspettarsi che almeno il 50% delle richieste di consulenza specialistica venisse rivolto all’andrologo, vale a dire allo specialista che studia la funzione riproduttiva maschile. In realtà, per motivi di ordine culturale, la valutazione maschile nell’ambito di una coppia infertile è ancora oggi spesso trascurata, o quantomeno effettuata in ritardo.

Il tema dell’infertilità maschile, e in particolare il sospetto di un declino progressivo della fertilità nella popolazione maschile dell’ultimo cinquantennio, hanno acceso un lungo dibattito scientifico, avviatosi nel 1992 a seguito di uno studio pubblicato su una prestigiosa rivista inglese. Tale indagine, condotta riesaminando i dati sulla qualità dello sperma di 15000 maschi normali dal 1930 al 1990, rilevò un significativo declino della fertilità maschile in termini di numero di spermatozoi, che è risultato dimezzato nel corso di cinquanta anni. Per quanto controversi, e oggetto di numerose obiezioni, i dati dello studio indicano che il progressivo diffondersi di sostanze che contaminano l’ambiente, caratteristico delle nazioni industrializzate, condiziona in misura significativa la funzione di tessuti particolarmente sensibili, quale appunto è l’epitelio germinativo, ossia quell’insieme di cellule che, all’interno dei testicoli, assicura la produzione degli spermatozoi. Non va infine dimenticato, nel valutare le cause della crescente incidenza di infertilità di coppia nella popolazione, il progressivo innalzamento dell’età media in cui le coppie programmano il concepimento.

Bruno Giammusso
Responsabile Unità Operativa di Andrologia Urologica
Ospedale Vittorio Emanuele – Catania

Tratto da  http://www.fondazioneserono.org